sabato 30 maggio 2009

coro

  Guardate questo video bello veramente, nulla di volgare o osceno, guardatelo ne vale la pena.

cane ginnasta

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il ciclista

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artista della sabbia

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venerdì 29 maggio 2009

luoghi inquinati

Mostri permanenti: 10 tra i luoghi più contaminati d'Italia

 SOMMARIO

Porto Marghera (Venezia, Veneto)

Gela (Caltanissetta, Sicilia)

Priolo (Siracusa, Sicilia)

Taranto (Puglia)

Pieve Vergonte (Verbano, Piemonte)

Casale Monferrato (Alessandria, Piemonte)

Laghi di Mantova (Lombardia)

Brescia (Lombardia)

Manfredonia (Foggia, Puglia)

Pianura, Contrada Pisani (Napoli, Campania)

Taranto

ESTENSIONE: 11.374 ettari, di cui 6.991 di fondali marini e 4.383 di terreno.
CONTAMINANTI: diossine e PCB, metalli pesanti, idrocarburi, amianto.
CONTAMINATORI: industria siderurgica, petrolifera e cementifera.

Stop alla diossina, manifestazione a Taranto (© _OutOfFocus_). Taranto è un importante porto e arsenale militare fin dall'unità d'Italia. Negli anni Sessanta del Novecento fu costruito anche un gigantesco polo siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei più imponenti d'Europa. Seppur ridimensionata da molte ristrutturazioni, l'attività industriale continua anche oggi a pieno ritmo: la principale azienda siderurgica è la Ilva (ex Italsider). A causa della cronica inadeguatezza dei controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti, idrocarburi.

DIOSSINE, UOMO, TARANTO Dopo decenni di rassegnazione Taranto sta vivendo una stagione di grande mobilitazione contro l'inquinamento. Una delle prime associazioni a muoversi è stata Taranto Viva [link], fondata nel 2003: «Abbiamo cominciato con dibattiti pubblici sulla questione ambientale», spiega Stefano De Pace, il presidente, «fino ad arrivare alla pubblicazione nel febbraio 2008 dello studio Diossine, Uomo, Taranto con i risultati delle analisi commissionate al laboratorio indipendente Inca [link]. Lo studio dimostra che le concentrazioni di diossine e PCB nel sangue di 10 volontari tarantini sono fra le più elevate se paragonate a studi analoghi». Concentrazioni superate in Italia solamente dalle popolazioni di Brescia e Seveso, come risulta da un estratto [vedi pdf] dallo studio A study on PCB, PCDD/PCDF [vedi Approfondimenti]. Dai risultati divulgati è partito un effetto domino che ha coinvolto molte altre associazioni: «Quando abbiamo cominciato ad approfondire la questione siamo rimasti sconvolti», racconta Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink [link]. «Secondo il rapporto 2008 dell'Arpa Puglia, dal solo camino E312 dell'impianto di agglomerazione dell'Ilva sono fuoriusciti fino a 171 grammi di diossina all'anno. Se andiamo a vedere il Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti scopriamo che, nel 2004, le emissioni di diossina delle industrie di tutta la Spagna sono state 75,6 grammi, quelle del Regno Unito 68,6 g, quelle della Svezia 20,6 g e quelle dell'Austria 1,5. Una sola linea di produzione italiana in un anno fa più danni di tutte le industrie di questi Paesi! E se moltiplichiamo i 171 grammi annui emessi a Taranto per i 45 anni di attività della Ilva otteniamo 7,7 kg di diossina. Che è quasi tre volte la quantità fuoriuscita a Seveso nel 1976!»

CHE FORMAGGIO! Questi dati hanno spinto Peacelink a fare un passo in più. «Nel febbraio 2008 abbiamo fatto analizzare a nostre spese un campione di formaggio prodotto da un allevatore che pascolava le sue pecore nei prati vicino all'area industriale ed è risultato che conteneva una concentrazione di diossina e PCB tre volte superiore ai limiti di legge», racconta Marescotti. Il risultato di questa iniziativa è stato purtroppo drammatico: nel dicembre 2008 sono state abbattute quasi 1.200 pecore, senza peraltro arrivare al nocciolo del problema perché la diossina rimane nei terreni e continua a contaminare coltivazioni, animali e persone. E potrebbe esserci anche qualcosa di peggio, come se non bastasse l'inquinamento chimico: a gennaio 2009 sono partiti i primi controlli dell'Ispra sulle polveri radioattive emesse dalle acciaierie. Vedremo che cosa salterà fuori.

A CHE PUNTO SIAMO? Parliamo insomma della salute di migliaia di persone, e in particolare di quella dei bambini. Per richiamare l'attenzione sulla gravità del problema nel 2007 il dottor Giuseppe Merico ha fondato l'associazione Bambini contro l'inquinamento [link]: «Alla prima manifestazione che abbiamo organizzato, nel giugno 2007, eravamo in 4.000. Nel marzo 2008, dopo qualche mese di sensibilizzazione nelle scuole, eravamo in 12.000! Un paio di mesi dopo abbiamo raccolto 2.000 tra lettere e disegni dei bambini di Taranto sul tema dell'inquinamento e ne abbiamo fatto un libro, Sognando nuvole bianche, pubblicato con il patrocinio della Regione e distribuito gratuitamente nelle scuole.» Tanta attività da parte delle associazioni non sembra tuttavia avere inciso in modo significativo: l'area industriale di Taranto è inserita tra i siti contaminati di interesse nazionale dal 1998 e nel 2007 risulta bonifica per l'1% appena (Ispra 2007). 

CERCASI TESTIMONI!

Guarda la mappa [link] con i luoghi di cui parliamo in questo dossier: hai fotografie da pubblicare sulla mappa (o sul sito di Focus.it), testimonianze, interviste, commenti, aggiornamenti? Di questi o di altri mostri permanenti d'Italia? Scrivi a info@focus.it.

   L'articolo sopra è tratto dal sito ufficiale della rivista Focus http://www.focus.it/

 

Certo che in Puglia non ci facciamo mancare nulla, . aspetta che si sono dimenticati di menzionare anche la zona di Brindisi (Cerano, Enichem, ecc.), tutta quella schifezza che troviamo sulle autovetture (quando è vento di scirocco e scendono solo quattro gocce d’acqua) si trova una marea di polvere rosastra, ci dicevano che era la sabbia del deserto (e noi abboccavamo); alcune volte si vedono delle nubi rossastre, è sempre la sabbia del deserto africano?; passi vicino alla zona industriale di Taranto e vedi muri, piante, guardarail e persino l’asfalto rossi, ti senti la bocca impastata. E noi ci siamo proprio in mezzo, quando tira lo scirocco ci arriva da Taranto (capirai, a pochi metri di distanza siderurgico, cementificio e raffineria di petrolio e non so cos'altro, sai che bel minestrone) poi quando arriva il grecale ci arriva da Brindisi (porcheria forse peggio di quella di Taranto).
E non sappiamo ancora cosa abbiamo sotto i piedi, chissa quante porcherie hanno affossato sotto terra a nostra insaputa.

Sarà un caso ma da qualche tempo nella zona si registra un forte aumento di malattie di diverso genere, prima o poi scoppiera di sicuro qualche bel casino.

 


 

 

 

 

sabato 2 maggio 2009

Influenza suina

Sperando di fare cosa gradita riporto questo articolo, tratto integralmente dal sito della rivista Focus, http://www.focus.it/  a cui va il mio più sentito ringraziamento.

 Influenza suina: niente panico

Messico alle corde
Ingrandisci la foto
Una donna messicana con il figlio in una stazione della metropolitana di Città del Messico. Il Paese dell'America del Nord è l'unico in cui - pare -  il nuovo virus ha ucciso: Keiji Fukuda, vice direttore generale dell'Oms, il 28 aprile ha affermato che i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e che «solo 7» hanno avuto esito letale: tutti in Messico. Domande e risposte per capire l'influenza suina e non farsi prendere dal panico. Che al momento è ingiustificato. [Notizia aggiornata alle 22 del 28 aprile 2009]

Diciotto casi confermati e circa 1.400 non confermati in Messico; 20 malati negli Stati Uniti; uno in Spagna. Sono i casi di influenza suina nell’uomo. Arrivano anche segnalazioni da altre parti del mondo. Non ufficiali. Il panico si sta diffondendo. Inutilmente. Cerchiamo di capire la situazione e di fare chiarezza con alcune risposte alle domande più frequenti.


Cos'è l'influenza suina?
L'influenza suina è una malattia respiratoria acuta dei maiali provocata da virus influenzali del tipo A (H1N1), che causano abitualmente epidemie di influenza tra i suini.
I virus dell'influenza suina causano alti livelli di diffusione della malattia e bassa mortalità nei maiali; possono circolare tra i maiali in tutti i mesi dell'anno, ma la maggior parte delle epidemie si manifesta nel tardo autunno e in inverno, così come accade per le epidemie nella popolazione umana. Il virus dell'influenza suina classica è stato isolato per la prima volta negli anni '30 del secolo scorso.


Mi devo preoccupare per questa influenza?
La situazione al momento non è così preoccupante come potrebbe apparire. La gravità, infatti, dipende da almeno due fattori: l’aggressività del virus e il modo in cui esso si diffonde.


Interattivo: come e perché si è scatenata l'epidemia di influenza suina.
Non sappiamo con certezza se il virus è aggressivo.
In Messico sono morti giovani adulti che generalmente non muoiono a causa dell'influenza (tra le categorie a rischio per l'influenza - tradizionale e non - ci sono gli anziani e i malati cronici).
Questo lascerebbe pensare che il virus sia molto aggressivo.
Peraltro, i casi registrati negli USA sono molto più lievi: le 20 persone contagiate sono state colpite in forma molto blanda. Non ci sono morti, e soltanto un ragazzo è stato ricoverato. Secondo gli studi dell’OMS il virus dell’influenza suina A(H1N1) tende a trasmettersi facilmente ma ha una mortalità bassa (1-4%). In altre parole significa che in caso di contagio è più probabile che muoiano coloro che sarebbero morti per qualsiasi tipo di influenza: anziani con il cuore mal messo, bimbi immunodepressi ecc.
Inoltre c’è da aggiungere che in Messico, in questo periodo, è ancora presente la coda dell’influenza normale. Dunque è difficile stabilire se un malato (o un morto) è stato colpito dall’influenza umana o da quella suina. Lo si può fare solo in lab
 


COME SEGUIRE L'EPIDEMIA

Il sito dell'OMS è il più affidabile per avere un quadro preciso e confermato dei casi ufficiali: www.who.int

Alcune mappe collaborative mostrano i casi accertati e quelli probabili. Non sono affidabili al 100%.

Mappa 1

Mappa 2




 
L'influenza suina può infettare l'uomo? Il virus dell'influenza suina è contagioso? Si diffonde velocemente?
I virus dell'influenza suina non infettano normalmente l'uomo. Talvolta possono verificarsi infezioni umane sporadiche, ma solo con persone che stanno a stretto contatto con i suini e in condizioni igieniche precarie.
Al momento si sa che il virus responsabile si sta diffondendo da persona a persona. E lo ha fatto da settimane. Sembra che il contagio sia molto veloce e facile.

Quali sono i sintomi dell'influenza suina nell'uomo?
I sintomi dell'influenza suina sono simili a quelli della "classica" influenza stagionale e comprendono febbre, sonnolenza, perdita d'appetito, tosse: alcune persone con influenza suina hanno manifestato anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea. Come l'influenza stagionale, anche l'influenza suina può causare un peggioramento di patologie croniche pre-esistenti e in passato sono stati segnalati casi di complicazioni gravi (polmonite e insufficienza respiratoria) e decessi associati a infezione da virus dell'influenza suina.

Quanto è grave l'influenza suina nell'uomo?
Come l'influenza stagionale, anche quella suina nell'uomo può presentarsi in forma lieve o grave.

Il virus può arrivare anche in Italia?
Teoricamente sì: la società globalizzata e il turismo internazionale permettono al virus di viaggiare velocemente anche in Paesi lontani. Il cordone sanitario per cercare di arginare la trasmissione è già all’opera: alcuni aeroporti utilizzano telecamere a infrarossi per individuare le persone con febbre sui voli provenienti dalle zone colpite. Ma dal momento che possono passare anche 5 giorni tra il contagio e i primi sintomi, queste precauzioni possono rivelarsi insufficienti.

Posso continuare a mangiare carne di maiale?
Sì. È stato dimostrato che l’influenza suina non si trasmette attraverso carne di maiale o altri prodotti derivati da suini. Il virus dell'influenza suina inoltre muore a temperature superiori ai 70 °C. Il virus dunque non è presente nella carne.
Maiaili e influenza
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Nelle cellule dei suini i virus dell’influenza dell’uomo, dei polli e degli stessi maiali mutano con estrema velocità, ricombinandosi tra loro. Una volta modificati geni e proteine, i “nuovi virus” possono essere molto più pericolosi per i mammiferi, e dunque per l’uomo. Che cosa succederà in caso di pandemia?
Nei Paesi occidentali ci sono piani sanitari per gestire eventuali pandemie. Almeno sulla carta.
Siamo in grado di rispondere a questo rischio con vaccini, farmaci e misure per limitare il contagio.
Al momento il vaccino antinfluenzale non sembra in grado di proteggere dal virus suino messicano, ma almeno due farmaci antivirali in commercio (Oseltamivir e Zanamivir) si sono rivelati efficaci per curare le influenze del ceppo A (quindi sia quella aviaria sia quella suina).

Che differenza c’è tra quest’influenza e quella aviaria?
Si tratta di due virus diversi. L’influenza aviaria è causata da un virus del ceppo A(H5N1), si trova negli uccelli e tra gli uomini ed è molto letale, ma non si trasmette facilmente. Gli scienziati – come detto – pensano che il virus dell’influenza suina A(H1N1) sia più trasmettibile ma meno pericoloso e letale.

Perché le autorità sono così preoccupate?
Perché il virus è nuovo. Come tutti i virus influenzali anche quelli dell'influenza suina mutano continuamente, ogni anno. A modificarsi è la superficie proteica del virus. Queste piccole differenze permettono ai nuovi virus di eludere le difese immunitarie, ma non del tutto: i virus non mutano interamente, l’organismo umano rimane in un certo senso parzialmente immune. Quando però i virus influenzali di differenti specie animali infettano i suini, i virus possono andare incontro a fenomeni di "riassortimento" più radicali: i nuovi virus che emergono possono essere un mix sconosciuto di virus umani/aviari/suini con una superficie proteica completamente diversa. Questo genere di virus può causare pandemie, e il virus suino messicano potrebbe essere proprio uno di questi.

Quanti sono i virus dell'influenza suina?
Nel corso degli anni sono emerse diverse varianti di virus influenzali suini. Al momento, nei maiali sono stati identificati 4 sottotipi principali di virus influenzali di tipo A: H1N1, H1N2, H3N2 e H3N1. Comunque, la maggior parte dei virus isolati recentemente nei maiali sono stati H1N1.
Come si trasmette l'influenza suina?
I virus influenzali possono essere trasmessi direttamente dai maiali all'uomo e dall'uomo ai maiali. Le infezioni umane con virus influenzali di origine suina si manifestano con maggiori probabilità in persone che hanno contatti ravvicinati con i suini, come negli allevamenti o nelle fiere zootecniche. È possibile anche la trasmissione da persona a persona. Si ritiene che ciò accada con le stesse modalità di trasmissione dell'influenza stagionale, cioè attraverso la diffusione di goccioline di secrezioni naso-faringee con la tosse e lo starnuto. Le persone possono anche infettarsi toccando superfici contaminate con secrezioni infette e poi portando alla bocca e al naso le mani. Per questo il lavaggio delle mani è una misura molto importante per ridurre il rischio di infezione.

Come si può diagnosticare l'infezione da virus influenzali suini nell'uomo?
Per la diagnosi di influenza suina A è necessario raccogliere un campione di secrezioni respiratorie (tampone nasale o faringeo) entro i primi 4–5 giorni dal manifestarsi dei sintomi (quando è maggiormente probabile che la persona elimini i virus). Comunque, alcune persone e in particolar modo i bambini possono eliminare il virus influenzale per 10 giorni e più. L'identificazione del virus dell'influnza suina richiede l'invio del campione a un laboratorio di riferimento della rete Influnet.

Fonti: OMS; CDC Atlanta; Ministero della Salute