
Foto tratta dal web.
L’altra notte ho fatto un sogno strano, questo sogno mi ha lasciato uno strano senso di agitazione e non faccio altro che pensarci, e se questo fosse un sogno rivelatore.
Certo un bel po di recessione esiste, forse è dovuto al fatto di una vera crisi o al fatto che la gente si trattiene dallo spendere per paura delle vacche magre?, intanto io vedo ristoranti e pizzerie sempre piene, negozi di elettronica o di elettrodomestici presi quasi d’assalto. Mah, dove sara la verità?, da qui ad arrivare ad una vera crisi economica ce ne passa.
Certo che i pensionati si lamentano, per forza sfido io, già quando c’era la lira con un milione al mese specialmente in città, dopo aver pagato l’affitto già restava poco, pensate un poco se si dovevano pagare anche le varie bollette, era già fame allora, pensate un poco ora che oramai un euro vale meno delle vecchie mille lire.
Perciò io dico e se le cose fossero andate in modo quasi uguale a quanto avvenuto nel mio sogno, spero proprio di no, ma leggete tutto, lo so è un po lunghetto ma ne vale la pena .
Ecco ve lo racconto; Durante il sogno mi vedevo nei panni di un anziano giornalista (uno dei più seguiti e conosciuti) appartenente ad uno dei maggiori quotidiani italiani (niente nomi), faceva molto caldo, mi trovavo da solo nella mia casa nella periferia della capitale, erano passate da poco le nove di sera, mi sentivo particolarmente stanco, avevo appena fatto la doccia, volevo andare a dormire, ero ancora con l’accappatoio addosso, d’un tratto suonò il campanello della porta di ingresso, mi avvicinai alla porta misi la catenella e la aprii di pochi centimetri, feci appena in tempo a vedere una persona vestita di scuro, che questa mi presento vicino alla faccia un tesserino con sopra una foto, al di sopra della foto vi era scritto servizi segreti e altro, il personaggio levo il tesserino e disse “sicurezza nazionale, apra ci faccia entrare le dobbiamo parlare è molto importante”, mentre aprivo la porta un po tra l’intimorito e l’impaurito pensavo tra me e me, oddio, i servizi segreti, che cavolo ho fatto, che vogliono questi da me ora. Il tipo che mi aveva mostrato il tesserino entro per primo seguito da un’altra persona vestito anch’esso di scuro il quale chiuse la porta alle sue spalle, il primo mi disse, “si vesta, tra qualche minuto ci verranno a prendere e lei deve venire con noi”, io ancora più impaurito chiesi “venire con voi? Dove? E perché”, questi mi rispose “non lo sappiamo nemmeno noi e anche se lo sapessimo non glielo potremmo dire, ordine tassativo, per favore, si sbrighi, si rivesta”, non sapevo più che dire anche se il cervello mi mulinava, andai in camera e mi vestii in tutta fretta, uscii dalla camera e dissi “eccomi sono pronto”, il personaggio mi squadro dalla testa ai piedi e mi disse “non può portare ne telefonino, ne macchine fotografiche, ne registratori, ne penne e taccuino o qualsiasi altra cosa per prendere appunti” io risposi “no non ho nulla del genere con me”, l’altro tipo mi si avvicino e mi comincio a palpare per sincerarsi che avevo detto la verità, quando quello ebbe finito di perquisirmi il primo tiro fuori un telefonino, si giro e fece un numero, lo sentii solo dire “sono io, è pronto”, poi rivolto a me disse “stanno venendo a prenderci, sediamoci”, io ero li in ansia, mi vedevo e pensavo chissà cosa, mi vedevo addirittura come nei film seduto e legato su una sedia è torturato, dopo pochi minuti che mi sembrarono secoli, suonarono alla porta, feci per alzarmi ma uno di loro mi fece segno di stare seduto che andava lui, socchiuse appena la porta, sbircio fuori, si giro e disse “andiamo”, uscimmo, parcheggiate sul bordo della strada vi erano due grosse vetture blue con i vetri scuri, uno dei due apri la porta posteriore di una delle auto e disse “prego si accomodi”, entrai nella vettura e vidi che vi erano già tre persone due vestite di scuro che non avevo mai visto mentre la terza persona era un collega che lavorava presso il mio stesso giornale, gli feci un cenno di saluto e lui ricambio con un movimento della testa, quando mi fui seduto vicino al mio collega, uno delle altre due persone busso sul vetro anch’esso scuro che divideva l’abitacolo dalla parte in cui si trovava l’autista e l’auto parti nel silenzio più assoluto, cercai di guardare fuori attraverso i vetri per cercare di capire dove ci stavano portando, nulla, non riuscivo a vedere nulla, allora sottoce dissi al mio collega “dove ci stanno portando e perché, ne sai nulla?” non fece nemmeno in tempo a rispondere che uno degli altri due disse “vi prego di stare zitti, dobbiamo ancora passare a prendere altre due persone poi andremo dove dobbiamo, ci vorrà ancora una mezzora, state calmi e in silenzio”, volevo rispondere ma poi pensai a che serve, non sapevo più che fare ne che pensare, intanto l’autovettura andava in perfetto silenzio, se non fosse stato per qualche leggerissimo movimento delle sospensioni avrei detto che eravamo fermi, forse stavamo girando in tondo per disorientarci e per attendere il momento di prelevare le altre due persone. Finalmente il tempo passo, prelevammo la prima delle due persone, per poco non mi venne un colpo, era il direttore del mio giornale, poco tempo dopo altro colpo prelevammo la terza persona, l’editore del giornale. Tutti e due dopo i cenni di saluto non aprirono bocca, si senti un leggero brusio come se l’autovettura accelerasse l’andatura, dopo altro poco tempo sentimmo come se l’auto si abbassasse, poi come la sensazione di stare in un ascensore, dopo qualche attimo non si senti più nulla, l’auto aveva il motore spento, guardai l’orologio, erano le undici, pensavo fosse molto più tardi.
Qualcuno dall’esterno apri la portiera dell’auto e ci invito a seguirlo, un altro tipo vestito di scuro, ci incamminammo seguiti dalle due persone vestite di scuro che erano con noi in auto, mi guardai intorno ci trovavamo in un grandissimo garage, sicuramente un garage sotterraneo, vi erano parcheggiate un numero considerevole di auto, vicina a quella da cui eravamo scesi noi ve ne erano almeno una trentina identiche, dopo aver percorso un bel po’ di strada tra le auto arrivammo vicino ad una porta, la persona che ci aveva aperto la porta dell’auto premette un pulsante sulla parete, la porta si apri ed egli entro prima di noi quattro, era un grosso ascensore, gli altri rimasero fuori, lo stesso tipo premette un altro pulsante e ci accorgemmo che l’ascensore stava scendendo, un display contava in modo veloce si fermo a dodici, forse dodici piani sotto terra?, mah, dove ci stavano portando?, la porta si apri e uscimmo tutti, ci trovammo in un lungo corridoio con molte porte da entrambi i lati, senza proferire una parola il nostro accompagnatore ci fece cenno di seguirlo e ci incamminammo lungo il corridoio arrivato vicino ad una porta poco più larga e alta delle altre si fermo e ci fece cenno di aspettare, busso alla porta, la socchiuse si affaccio all’interno e verso qualcuno all’interno disse “sono arrivati quelli del giornale (niente nomi), dopo di che si fece da parte e ci fece cenno di entrare e chiuse la porta alle nostre spalle. Ci trovavamo sicuramente in un ufficio, computer stampanti, scanner, scaffali contenente numerosi faldoni, in fondo alla stanza una persona poco più anziana delle altre, ma sempre vestita di scuro, era seduto ad una scrivania piena di carte, ci guardo ed accenno un sorriso, si alzo in piedi e disse “prego avvicinatevi, devo parlarvi”, pensai, e per parlarci ci doveva far venire sino a qui, poi quando ci eravamo avvicinati, disse “signori, benvenuti, dove siete è meglio che non lo sappiate, tra poco voi e molte altre persone parteciperete ad una importante riunione, ebbene e di capitale importanza che quanto vedrete, sentirete o verrà detto da voi o chiunque altro questa sera, non venga mai riportato fuori da questo posto, voi insomma non siete mai stati qui, ora vi faro firmare un foglio con cui vi impegnate al più assoluto silenzio e segretezza, se doveste violare questo segreto le conseguenze non sarebbero per voi molto piacevoli, se non voleste firmare verrete riportati subito a casa, ma non ci scorderemo di voi (anche il ricatto). Ecco firmate questi fogli”, tutti e quattro prendemmo i fogli e dopo una veloce e fugace lettura firmammo, dopo aver ritirato i fogli il personaggio riprese la parola “questi documenti vi obbligano a mantenere il segreto, con quella firma è come se foste diventati dei militari, se dovreste rivelare qualcosa anche ai parenti più stretti sarete sottoposti alle leggi del tribunale militare e condannati come spie”, brividi di freddo sulla schiena, in cosa ci avevano cacciati contro la nostra volontà?, perché?
Il tizio, ci mise dei cartellini sulle giacche su cui era scritto il nome del nostro giornale i nostri nomi, il ruolo ricoperto e un grosso numero, poi si avvicino ad un’altra porta, l’apri e ci disse “seguite questo corridoio sino in fondo poi girate a destra, di fronte, in fondo vedrete una porta aperta li vi sono altre persone andate li e aspettate. Cosi facemmo, entrati nell’ampio locale molto affollato, notammo la presenza di molti altri giornalisti di altre testate di tutta Italia, molti politici appartenenti a quasi tutti i partiti italiani, e altre persone, in fondo alla sala era stato preparato un buffet con ogni ben di dio da bere e da mangiare, ci avvicinammo e un cameriere prontamente accorso ci servì qualcosa da mangiare e da bere.
Dopo circa un quarto d’ora, si spalanco una porta a doppia anta e una persona comincio a gridare “signori, signori, per favore accomodatevi tutti da questa parte”, ci spostammo dall’altra parte, era una specie di ampia arena, con alla destra lunghe file di poltrone che col pavimento che man mano si alzava cosi le ultime poltrone si trovavano molto più in alto delle prime, ci venne detto di occupare ognuno la poltrona il cui numero era riportato sul cartellino che avevamo sul petto, sulla sinistra una lunga scrivania rialzata con dietro alcune poltrone, sulla scrivanie vi erano alcuni microfoni. Molte poltrone delle prime file erano già occupate, riconoscemmo molti segretari di partito, diversi esponenti del governo, vi era anche qualcuno vestito con abito talare e molte altre persone tra cui alcuni volti noti e altre mai viste.
Una nota personalità facente parte del governo entro in sala, si avvicino ad un microfono posto sulla scrivania e disse “signori, buonasera a tutti, credo che tutte le persone convocate siano presenti e pertanto possiamo cominciare”, come ebbe finito di parlare da una porta di fronte a quella che eravamo entrati noi entrarono alcune delle più alte cariche dello stato che si sedettero alla scrivania.
La personalità che aveva parlato prima, si sistemo il microfono e comincio a parlare “ signori, per prima cosa vi ricordo come sicuramente vi sarà già stato detto che quanto si dirà qui questa sera non dovrà uscire fuori di qui, insomma noi non siamo mai stati qui ne ci siamo mai parlati ne visti, (segui una lunga pausa,mentre dava uno sguardo a dei fogli sulla scrivania, poi riprese) allora signori, veniamo all’argomento della riunione, tutti voi siete a conoscenza dell’enorme e spropositato debito pubblico accumulato negli anni che affligge la nostra nazione, la situazione è molto grave, non voglio qui dire di chi sia la colpa, non siamo qui per questo, signori, urge andare ai ripari, occorre prendere delle serie misure e provvedimenti di carattere soprattutto finanziario, intendo dire aumenti delle tasse, creare e mettere altre tasse, limitare all’eccesso le spese pubbliche, ecc. ecc., insomma bisogna mettere in atto misure tali da ridurre in modo drastico o eliminare del tutto il nostro terribile debito pubblico. Il governo attuale non se la sente di porre in atto simili misure, i partiti all’opposizione hanno dichiarato di non volersi assumere una simile responsabilità, d’altronde è comprensibile da parte loro una simile titubanza, chi mette in atto misure del genere rischia un suicidio politico. Ebbene allora dopo varie riunioni siamo venuti alla decisione che l’unica soluzione possibile sia quella di creare un governo tecnico, questo governo sostenuto da tutte le parti politiche si incaricherà e caricherà dell’onere di mettere in atto le misure necessarie per cercare di azzerare il debito pubblico, cosi nessun membro dell’area politica ne sarà coinvolto. Cosi come abbiamo deciso nelle altre riunioni, tra qualche tempo l’attuale governo darà le dimissioni in modo da dare la possibilità al governo tecnico di insediarsi e dare cosi il via alle varie manovre.
Qualcosa non mi tornava e non capivo, mi alzai in piedi per parlare, l’oratore mi fisso, mise a fuoco il mio cartellino e disse “lei ha il n.879, ecco leggo qui che lei è il signor (disse il mio nome) del quotidiano (disse il nome del mio giornale) ho detto bene?, dica pure cosa voleva dire?”, confermai quanto aveva detto, dopo di che dissi “in tutto questo non vedo la necessita della presenza qui stasera di noi giornalisti, i nostri direttori nonché gli editori di tante testate giornalistiche, ed il nostro essere obbligati alla segretezza”, stavo per continuare ma con gesti della mano mi fece capire di aspettare, cosi feci, mi rimisi a sedere anche se molto contrariato, lui ricomincio a parlare dicendo,
“ signor (disse il mio nome) sarei arrivato fra poco anche a questo, e cioè il motivo per cui anche voi delle varie testate giornalistiche e delle varie agenzie di stampa, siete stati convocati qui questa sera e del ruolo che sarà da voi ricoperto, un ruolo molto importante e molto delicato, e cioè, ascoltatemi molto attentamente, (un attimo di pausa, poi riprese) voi della stampa dovete creare ad arte una campagna denigratoria prima contro l’attuale governo, accusandolo di non essere in grado di fare la manovra economica, ed invitarlo pertanto a dimettersi, affinché si possa fare un nuovo governo; seguita quasi simultaneamente da un’altra campagna martellante dell’arrivo di una sempre maggiore crisi economica che porterà alla sicura bancarotta della nostra nazione, delle banche e di tutte le famiglie italiane, questo deve essere il vostro compito, dovete convincere tutta la popolazione che le misure che il nuovo governo imporrà non possono più essere rimandate o la nazione con tutti i suoi abitanti faranno una brutta fine. La cosa deve essere ripetuta tutti i giorni con sempre più insistenza, in modo martellante, seguendo voi, tutti gli altri organi di informazioni riprenderanno la cosa che verrà automaticamente ingigantita sempre di più come se fossimo ormai vicini alla fame”.
Mi rialzai in piedi e senza attendere, gridai verso l’oratore, “ma a quale scopo tutto questo?, perché dovremmo creare dal nulla e senza motivo una simile campagna?”
L’oratore aspetto che mi fossi seduto e poi disse, “caro signor (il mio nome), se non creiamo una simile campagna ed instilliamo nelle masse la paura della bancarotta e dello spettro della fame, tutti i provvedimenti che il governo tecnico dovrà mettere in atto provocheranno un pericoloso malcontento sempre più crescente nella popolazione, ti faccio un esempio, un branco di tori depressi anche se affamati resteranno nel loro recinto buoni buoni, aspettando che qualcuno si ricordi di loro, ma se tali tori sono infuriati e per di più affamati, prima o poi potrebbero abbattere il loro recinto provocando il caos. Ecco cosi potrebbe essere per la popolazione, mettendo di punto in bianco in atto tutti quei vari provvedimenti si potrebbe creare una scintilla che rischierebbe di innescare una bomba che ci scoppierebbe tra le mani. Potremmo ritrovarci come la Grecia o peggio ancora come e successo in altri stati non distanti da noi, si potrebbe addirittura arrivare ad una rivoluzione o una guerra civile. Ecco lo scopo della campagna che voi dovete creare ad arte, cioè quella di una crisi economica talmente grande che non c’è mai stata di uguale nel nostro paese e che la gente abbia terrore dello spettro della fame e ci lasci operare senza reagire”.
Mi rialzai in piedi, ero infuriato, volevo ribattere che non era onesto fare una cosa del genere, non era onesto prendere in giro cosi la gente, che non ero disposto a fare una cosa del genere. In quel momento mi sentii strattonare mi girai era il mio direttore che mi tirava per la manica della giacca, ma la cosa strana era che non muoveva la bocca eppure sentivo una voce che diceva “è tardi, è tardi”, “ma tardi per cosa?” dissi, di nuovo altri strattoni e la solita voce “è tardi, è tardi”, lo strano questa volta era che la voce era una voce di donna, di nuovo la stessa voce, questa volta invece diceva “alzati che è tardi, alzati che è tardi”, di botto realizzai che era la voce di mia moglie che mi stava svegliando.
Ma peccato, chissà come sarebbe andata a finire nel sogno, mah, speriamo bene per noi, come ardentemente spero che finisca meglio nella realtà e che le cose non siano veramente simili alla situazione del mio sogno.