venerdì 24 aprile 2009

Circuito ciclo turistico

 

cartello cicloturistico.JPGCircuito ciclo turistico (piste ciclabili)

Finalmente anche San Michele entra a far parte del circuito ciclo turistico, con l'adattamento di alcune strade e l'istallazione di un'apposita segnaletica stradale.

L'itinerario, piccolo per la verità (ma per cominciare va bene anche questo), va da San Michele a San Vito dei Normanni, con una diramazione (asfaltata di recente) nei pressi della masseria Mastro Oronzo che va a congiungersi alla SS.581 (San Michele - San Vito, di fronte alla sede della ditta De Donno), l'itinerario si snoda attraverso le campagne (completamente coltivate) in uno scenario mutevole, consigliabile a chi vuole respirare aria salubre e passare cosi alcune ore in mezzo alla natura, al silenzio e lontano dal traffico.

Il circuito ciclo turistico e piste ciclabili in Puglia si estende per tutta la regione ed è composta da centinaia e centinaia di chilometri di strade a volte asfaltate a volte di strade bianche ed a volte addirittura di veri e propri tratturi che attraversano sia la pianura sia le zone collinari che i litorali marini.

La Puglia è una delle più belle regioni d'Italia e noi anche se siamo pugliesi, della Puglia conosciamo ben poco. Dedicarsi al ciclo turismo è un modo sano ed economico per conoscere e visitare la nostra bella regione ed anche un modo per mantenersi in buona salute.


Un ringraziamento all'amministrazione comunale e a chiunque altro a permesso la nascita di questo circuito nel nostro comune. Speriamo che in futuro altre piste si vadano ad aggiungersi a questa.


Per chi è interessato al ciclo turismo e vuole saperne di più, si segnala il sito http://www.cicloamici.it/index.htm

 

 

sabato 18 aprile 2009

pericoli della processionaria

 

nidi_processionaria_small.jpgNotizie e foto tratte dal sito http://www.processionaria.it/salute.html a cui va il mio personale ringraziamento, per maggiori informazioni visitare il predetto sito.

Processionaria

un parassita da temere

La processionaria, oltre a defogliare piante intere, può costituire un pericolo maggiore per l'uomo e gli altri animali.
I peli urticanti dell'insetto allo stato larvale sono velenosi, e in alcuni casi, fortunatamente limitati, possono provocare una grave reazione allergica.
Sono di seguito trattati i principali effetti che possono seguire lo spiacevole incontro con una processionaria.

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.

Effetti sull'uomo

I peli urticanti della processionaria si separano facilmente dalla larva che li porta sul dorso, nel corso di un contatto o più semplicemente sotto l'azione del vento. Data la particolare struttura (terminano infatti con minuscoli ganci), questi peli si attaccano facilmente ai tessuti (pelle e mucose), provocando una reazione urticante data dal rilascio di istamina (sostanza rilasciata anche in reazioni allergiche). Chi avesse ripetuti contatti con la processionaria presenta reazioni che peggiorano con ogni nuovo contatto. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico, con pericolo mortale (orticaria, sudorazione, edema in bocca e in gola, difficoltà di respirazione, ipotensione e perdita di coscienza).
A seconda della zona del corpo interessata, diversi sono i sintomi:

In caso di contatto con la pelle
Apparizione in seguito al contatto di una dolorosa eruzione cutanea con forte prurito. La reazione cutanea ha luogo sì sulle parti della pelle non coperte, ma anche sul resto del corpo: il sudore, lo sfregamento dei vestiti facilitano la dispersione dei peli.

In caso di contatto con gli occhi
Rapido sviluppo di congiuntivite (con rossore e dolore agli occhi). Se un pelo urticante arriva in profondità del tessuto oculare, si verificano gravi reazioni infiammatorie e, in rari casi, la progressione a cecità.

In caso di inalazione
I peli urticanti irritano le vie respiratorie. Tale irritazione si manifesta con starnuti, mal di gola, difficoltà nella deglutizione e, eventualmente, difficoltà respiratoria provocata da un broncospasmo (restringimento delle vie respiratorie come si verifica per l'asma).

In caso di ingestione
Infiammazione delle mucose della bocca e dell'intestino accompagnata da sintomi quali salivazione, vomito, dolore addominale.

Chi dovesse presentare, oltre a sintomi localizzati, problemi generalizzati, quali per esempio malessere o vomito, dovrà essere portato in un ospedale.

In caso di dermatite
Lavare ogni vestito, maneggiandolo con i guanti, e scegliere la temperatura più alta possibile per il lavaggio. Lavare la pelle abbondantemente con acqua e sapone. Eventualmente è possibile far uso di strisce adesive per staccare i peli urticanti dalla pelle, come per una ceretta. Spazzolare energicamente i capelli se necessario. Consultare un medico in caso di eruzione cutanea grave.

In caso di congiuntivite
Gli occhi devono essere risciacquati abbondantemente per eliminare eventuali peli urticanti. Effettuare da un oculista un esame per verificare che non permangano residui di peli urticanti. I peli profondamente integrati nel tessuto oculare dovranno essere rimossi chirurgicamente.

In caso di dispnea
La valutazione dei sintomi respiratori va effettuata da un medico. Questo dispone un trattamento appropriato ai sintomi. Il trattamento può includere antistaminici, corticosteroidi e aerosol.

Effetti sugli animali

La processionaria risulta molto pericolosa in particolare nei confronti di cavalli e cani, i quali, brucando l'erba o annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell'insetto.
I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi.
Il primo sintomo è l'improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell'esofago e dello stomaco.
In questi casi il padrone intuisce la gravità di quanto è successo, perché vede che il fenomeno non accenna per niente a diminuire, anzi con il passare dei minuti, soprattutto la lingua, a seguito dell'infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico a volte raggiungendo dimensioni spaventose, tali da soffocare l'animale.
I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.
Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest'ultima può essere anche emorragica.

 

dermatite_da_processionaria_small.jpg

peli_processionaria.jpgpeli_urticanti_processionaria.jpgpupa_processionaria.jpgfalena processionaria.jpg

 

 

 

 

 

 

 

L'Automobile

Ameri022-1.jpg

Proverbio. Donne e motori guai e dolori.

Per sentito dire. Meglio avere il motore piccolo ed il serbatoio pieno, che non il motore grosso ed il serbatoio vuoto (oppure no?).

Per sentito dire. Non ti voglio augurare nessun male, solo che tu ti possa comperare un’automobile.

Con l'automobile ho un rapporto di odio - amore, certo che non esiste una cosa più inutile, stupida, cretina e contemporaneamente utile di quell’oggetto succhiasangue (leggasi danaro) peggio di un vampiro che è l’automobile. E' ormai diventata una delle cose più indispensabile in questa nostra società del menga in cui viviamo, non importa se in casa magari un giorno manca da mangiare, non ci importa se si va in giro anche senza le mutande (perchè non si possono comprare) ma se una famiglia non ha almeno una scassatissima fottutissima auto è considerata alla stregua dei barboni, dei morti di fame, grandissima coglionata.

Continua a leggere, clicca qui>l'automobile.doc

giovedì 16 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo – 3

A sentire lo scandalo e lo schifo portato alla luce in questi giorni di post terremoto, dagli organi di stampa e di informazione, mi si accappona la pelle e mi girano un po’ le pa…e, veramente, ma come si spiega che un fabbricato fatto con pietre (nemmeno squadrate, ma sbozzate alla belle meglio) tenute assieme con un impasto di calce (alle volte con terra e calce), dopo cento anni e passa stiano ancora in piedi (alcuni di questi hanno retto benissimo al terremoto), mentre case e palazzine fatte da 20-30 anni o anche meno, sono crollate come castelli di carta). In Africa, in Asia e in altri posti del mondo, esistono case (anche a più piani), fatte con fango e paglia (non con cemento e ferro, il bello che parecchie sono ancora abitate), ne esistono centinaia migliaia, interi paesi addirittura, ma il fatto più strano è che parecchie di queste case hanno più di mille anni, come mai sono ancora in piedi quale magia le regge. Sara mica che il fango di una volta era meglio del cemento di oggi.

Altra cosa, il calcestruzzo, dicono che invece della doverosa sabbia di cava, veniva impastato usando la sabbia di mare (per quale motivo la sabbia di mare, forse per risparmiare qualche centesimo).         

A proposito di sabbia di mare, vi voglio raccontare quanto succedeva a San Michele a cavallo degli anni 50-60 del secolo scorso:- innovazione nell’edilizia urbana, dalla volta a botte o a stella, si passava alla volta piana grazie all’introduzione dei mattoni forati in terracotta. A quel tempo, non era come ora che le travette dei solai arrivano già prefabbricati, i muratori, si dovevano preparare da soli le travi del solaio, la preparazione era molto difficoltosa e richiedeva parecchio tempo, si prendevano i mattoni forati e si mettevano in fila (su un piano livellato) sino ad arrivare alla lunghezza voluta, il mattone forato presentava tre scanalature una per lato ed una nella parte centrale, in queste scanalature (dopo averle abbondantemente bagnate con acqua) si stendeva un impasto di cemento e sabbia (la sabbia veniva dalle cave, prima di usarla veniva passata in un setaccio e se ne raccoglieva solo la parte più sottile mentre il resto, la maggior parte veniva buttata), dopo aver finito di posare il cemento venivano posti nelle scanalature dei tondini di ferro (che sporgevano di qualche centimetro dai due lati della fila di mattoni) subito dopo veniva rimaneggiato il cemento affinché il tondino ne fosse ben inglobato.

Finita la prima trave si passava a fare la seconda e cosi via sino ad arrivare al numero giusto bastante per coprire la costruzione. Le travi cosi composte venivano lasciate all’aperto ad asciugare per qualche giorno, successivamente venivano sollevate a spalla per comporre il solaio.

Ora voi direte che c’èntra tutto questo, continuate a leggere perché ora viene il bello.

Come avevo scritto sopra, la sabbia veniva passata in un setaccio la più sottile veniva raccolta mentre il resto era declassato a materiale di risulta, in pratica per ottenere una calderina di sabbia sottile ne occorrevano almeno cinque o sei di sabbia normale, quindi un enorme spreco. Allora qualche furbetto fece la sua bella pensata, perche non usare sabbia di mare che una volta passata nel setaccio lo scarto e quasi nullo, piano, piano, appresso a quel primo furbetto quasi tutti i muratori di San Michele si misero ad usare la sabbia di mare.

Come ben sapete la sabbia di mare contiene sale, col tempo il sale comincio a corrodere i tondini di ferro delle travette.

Risultato, il 90 percento dei solai fatti in quel periodo (dopo 20-30 anni) sono stati abbattuti e rifatti perché altrimenti sarebbero crollati in testa a chi abitava la casa.

Identica cosa può succedere in una struttura in cemento armato di un qualsiasi palazzo se invece di usare la sabbia di cava viene usata la sabbia di mare.

Alla faccia del risparmio.

Ciao, commentate, se ne avete voglia. 

   

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http://carolemico.myblog.it/archive/2009/04/06/terremoto-in-abruzzo.html

http://carolemico.myblog.it/archive/2009/04/08/perche-terremoto-in-abruzzo.html

 

mercoledì 8 aprile 2009

Perche terremoto in abruzzo?

Questo articolo è stato tratto e publicato integralmente senza alcuna modifica da http://www.focus.it/ sito ufficiale della rivista FOCUS, a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti.

Perché il terremoto in Abruzzo?
Tettonica a zolle
Gioco a incastro: ogni zolla tettonica comprende zolle più piccole capaci di piccoli spostamenti. L'appennino si trova proprio su uno di questi confini "minori". Per questo è una zona altamente sismica.
PER SAPERNE DI PIU'

Scorri tra i tab LEGGI e GUARDA in alto a destra per gli approfondimenti multimediali. Oppure scarica il pdf dello speciale di Focus sulla tettonica delle zolle.

Era prevedibile? Si poteva fare qualcosa? Perché è stato così devastante? La terra continuerà a tremare?
[Notizia aggiornata al 7 aprile 2009]

Il violento terremoto che ha scosso l’Appennino ripropone ancora una volta una serie di domande sul perché la nostra penisola è così sismica e soprattutto se questo terribile sisma fosse prevedibile, visto che alcune voci sostengono questa tesi.

Un pianeta fatto a pezzi
Va ricordato innanzitutto che terremoti, vulcani, ma anche le catene montuose hanno la stessa origine: la tettonica delle zolle, cioè l’insieme dei fenomeni, alimentati dal calore interno della Terra, che plasmano la superficie del pianeta.
La crosta esterna è solo un puzzle di “tessere” irregolari e rigide che i geologi chiamano “zolle” o” placche” che “galleggiano” sul flusso di materiale fuso che proviene da centinaia di km di profondità. Queste enormi zattere si spostano in seguito alla risalita di materiale che giunge dal mantello terrestre più profondo, un movimento che sprigiona forze tali che accumulandosi si scaricano poi improvvisamente lungo le faglie, ossia fratture in grado di muoversi.

COME AIUTARE

La community di Focus
I nostri lettori hanno aperto un conto per raccogliere donazioni per le vittime del terremoto.
Leggi i dettagli

Alloggi
Per offrire alloggio ai terremotati contattare la protezione civile al numero verde 800860146 (o via mail).

Banco alimentare
L'associazione Banco Alimentare si è attivata per aiutare le vittime del terremoto. Informazioni sul loro sito.

Terra di terremoti
Gli effetti di questi spostamenti sono particolarmente evidenti nei punti di contatto tra le placche e l'Appennino è una regione stretta tra la placca africana e quella eurasiatica che si stanno avvicinando tra loro. Una regione estremamente complessa, senza dubbio tra le più complicate del pianeta dove, da 8-10 milioni di anni, una frattura con andamento grosso modo nord-sud sta separando lo stivale dell’Italia dalla Sardegna e dalla Corsica. Tale frattura ha creato il Mar Tirreno e ha fatto ruotare l’Italia verso est. «Un movimento che tra 2,1 e 1,6 milioni di anni fa raggiunse una velocità di 19 centimetri all’anno», spiega Iacopo Nicolosi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia su Geology.

Mappa sismica
Ingrandisci la foto
La mappa di pericolosità sismica della nostra penisola dove - nel 2008 - sono state registrate circa 7.000 scosse. In scuro le aree con maggiori rischi. Clicca sul segno più per ingrandire la mappa.
Fonte: Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Energia devastante
Queste gigantesche pressioni non possono essere accumulate all'infinito perché la Natura tende sempre ad andare verso uno stato di stabilità e dal momento che l'accumulo di deformazione tra placche vicine è un processo che continua senza sosta, l'energia viene periodicamente liberata. Il terremoto è il processo che libera l'energia accumulatasi. L'atto finale avviene lungo una faglia, ossia una frattura in grado di muoversi, che di solito si produce dove vi è un punto debole all'interno della crosta che nel caso del terremoto del 6 aprile si trova a circa 10 km di profondità.

Poteva essere previsto?
In questi giorni si è diffusa la notizia secondo la quale Giampaolo Giuliani, perito elettrotecnico dell'Istiututo di Fisica dello Spazio Interplanetario di Torino, che lavora come collaboratore tecnico al Gran Sasso, aveva scoperto un metodo che renderebbe possibile prevedere un sisma.
Il meccanismo di previsione di Giuliani si basa sull’osservazione del radon, un particolare gas che si trova in alcune rocce e che - sostiene il ricercatore – in concomitanza con gli sciami di terremoti fuoriesce dal terreno in misura elevatissima.

Ipotesi casuale
Tenere sotto controllo l’emissione del radon dalle fasce di terreno più profondo potrebbe permetterci di capire che un sisma è in arrivo.
Il modo con il quale Giuliani ha scoperto tale relazione è molto curioso. Il ricercatore infatti, si occupa dello studio dei raggi gamma che giungono dallo spazio. Ebbene il radon è un gas che decade in un altro elemento in pochi giorni, ossia si trasforma in piombo e in bismuto emettendo proprio raggi gamma. Giuliani aveva osservato una relazione tra produzione di radon e occorrenza di un sisma, in occasione di un terremoto in Turchia, nel 2001.
QUESTIONE DI SCALE

Con la scala Richter, inventata nel 1935 dallo statunitense Charles Francis Richter, i terremoti sono misurati in base alla quantità (stimata) di energia sprigionata dal sisma.
Una misurazione fatta dai sismografi che si esprime in "magnitudo".
Fu creata per misurare i terremoti in California.

La scala Mercalli, invece è più antica e risale al 1902 (inventata dall'italiano Giuseppe Mercalli) e misura l'intensità dei terremoti valutando i danni e gli effetti che questi hanno sulle persone, sull'ambiente e sugli oggetti.
Si esprime in gradi.

La valutazione della Mercalli dipende molto dall'ambiente di partenza. Nel deserto, per esempio, un terremoto avrà un grado (della Mercalli) molto basso, ma potrebbe avere un'intensità, e quindi una magnitudo, molto alta.
Le due scale a confronto: 

Scala Richeter

Scala Mercalli

In seguito a ciò ha installato cinque rilevatori, detti precursori sismici, che si trovano nel sottosuolo tra il Gran Sasso e L'Aquila. I precursori sismici rilevano i raggi gamma, il prodotto di decadimento del gas radon, che viene emesso dagli strati più profondi del suolo e che, secondo Giuliani, aumenterebbe di oltre 100 volte in relazione a eventi sismici. Proprio questa improvvisa impennata potrebbe servire per individuare il rischio di scosse. Una strada questa non nuova nello studio della previsione dei terremoti, che al momento però non ha permesso di individuare con preciso anticipo il luogo e l’intensità di un sisma. Dunque per ora il sistema ha solo un valore empirico.

Come dovrebbe funzionare un metodo scientifico
Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti che indichi dunque in modo esatto la localizzazione, l'istante e la forza dell'evento.
La scienza prevede che un eventuale metodo abbia valore solo se può essere applicato sempre nello stesso modo in una serie di eventi. I grandi terremoti non si verificano spesso, e non è dunque facile capire se ogni volta sono in gioco gli stessi fattori. Non essendoci certezza dunque, i geologi preferiscono non allertare la popolazione. Di conseguenza gli enti locali non forniscono forze e risorse per una evacuazione che molto probabilmente viene fatta nel momento sbagliato. Il problema principale è che nonostante si riesca a determinare la probabilità di un evento, più difficile è azzeccarne la data.

PREVISIONI IN TEMPO REALE

Lo studio dei segnali premonitori viene portato avanti da tempo nei Paesi ad alta intensità sismica, come il Giappone e in California. Qui l’Usgs (United states geological survvey) ha messo a disposizione un sito web che fornisce le previsioni per le 24 ore successive.
I dati vengono utilizzati soprattutto a fini educativi.

I "precursori" dei terremoti
I fattori che possono indicare la probabilità di un terremoto sono comunque numerosi.
Sciami sismici, vale a dire onde ricorrenti, possono indicare la ripresa di una attività tettonica che produce una spinta sulla faglia; variazioni del livello della acque di laghi e fiumi, che indicano movimenti profondi; perturbazioni della ionosfera; segnali elettromagnetici dovuti al fatto che le rocce, sottoterra, sfregando tra loro si caricano elettricamente; gas come il radon, che si sprigiona dal sotto suolo, indica movimenti del magma, come sarebbe avvenuto per il sisma in Abruzzo. 

"L'aiuto" degli animali non aiuta
Anche il comportamento di alcuni animali può indicare un evento sismico. Tra i più sensibili ci sono i pesci gatto, che pare percepiscano le debolissime correnti elettriche che si sviluppano in acqua a causa delle sollecitazioni cui sono sottoposte le rocce molto prima di una forte scossa tellurica.
Segnali di nervosismo da parte di cani, gatti e cavalli, probabilmente dovuti alla loro sensibilità ai gas emessi dalle microfratture prodotte nelle rocce prima del sisma, pur essendo presenti non sono interpretabili scientificamente.

 


[Luigi Bignami, Mariella Bussolati, Federica Ceccherini, Gian Mattia Bazzoli]

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lunedì 6 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo

Amici come ben sapete l’altra notte alle ore 03,30 circa, una forte scossa di terremoto a sconquassato la zona dell’Aquila e i paesi limitrofi, a tutt’ora si parla di circa 150 morti (sicuramente destinati a salire), di diverse migliaia di feriti e parecchi dispersi.

Tutta la mia solidarietà alle persone vittime di tale calamità e un sincero cordoglio ai familiari delle vittime.

Coraggio amici, lo so non sarà facile dimenticare, il dolore ed il terrore provocato da un simile cataclisma, bisogna farsi forza ed andare avanti.

Ricordo ancora con terrore (dopo oltre 30 anni) le terribili scosse di assestamento del terremoto del Friuli, dove mi trovavo come soccorritore.

Forza, questo è il momento di mostrare il coraggio, la tempra e la forza d’animo di cui voi Abruzzesi andate giustamente fieri.

Un abbraccio di cuore da parte mia.

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http://carolemico.myblog.it/archive/2009/04/17/terremoto-in-abruzzo-–-3.html

domenica 5 aprile 2009

San Michele Salentino

S_Michelelapiazza-6.jpg

S. MICHELE SALENTINO

Non e bello quello che è bello, ma è bello quello che piace, e a me il mio paese piace tanto.

San Michele, in definitiva, uno dei pochi paesi in cui si può ancora vivere.

San Michele Salentino, si trova ad un’altitudine di circa m.153 sul livello del mare. Superficie Kmq. 26,16. Popolazione 6.500 circa. E’ collegato con il capoluogo di provincia (da cui dista Km. 27) e gli altri comuni limitrofi con un comodo servizio di autocorriere. E’ un piccolo centro abitato adagiato nella campagna, alle pendici delle murge pugliesi, come dice il suo steso nome è uno dei tanti paesi della penisola salentina. Fino al 1929 frazione di San Vito dei Normanni, da cui dista circa Km 7. A dispetto della sua origine recente, il territorio risulta abitato già in epoca preistorica. E’ stata accertata la presenza dell’uomo di Neanderthal (paleolitico medio. 185.000-35.000 a.C.) presso una grotta (grotta Angelluzzi o grotta Lacedduzza, come si dice in lingua locale) a circa 2 km dal paese sita in contrada Augelluzzi, e nelle vicinanze della omonima masseria, sono stai rinvenuti resti di un villaggio capannicolo dell’ età del bronzo (tra il IX e il VII secolo a. C.) e diversi manufatti di varie epoche, gli scavi sono ancora in corso e gli oggetti rinvenuti in via di catalogazione. In questa zona e nei paesi limitrofi,  anticamente viveva il popolo dei MESSAPICI, popolo si dice proveniente dall’isola di CRETA. Le origini di San Michele S. invece risalgono al 1700 circa data di costruzione della masseria denominata S. Michele. Nel 1839,  il principe Michele Dentice di Frasso,  signore di S. Vito,  e proprietario della masseria S. Michele, volle trasformare in villaggio agricolo la predetta masseria (denominata Masseria nuova)  costituita da poche rustiche case sufficienti per  poche famiglie di coloni, dai ricoveri per gli animali,  in mezzo ad una fitta boscaglia. Per raggiungere lo scopo,  assegno in enfiteusi la zona diboscata a tutti coloro che avessero voluto trasferirvisi. Primi ad accorrervi furono i braccianti agricoli dei paesi limitrofi specialmente di  Ceglie Messapica e di  San Vito dei Normanni.  Con la maggioranza di persone proveniente da Ceglie,  da cui  l'attuale dialetto di San Michele Salentino che deriva appunto da quello cegliese,  con qualche leggera modifica. Dopo appena 50 anni si contavano 3.500 abitanti.  Con il censimento del 1931,  che fu il 1° censimento comunale di S Michele Salentino,  quella popolazione assommava a 4.282 unità. Nel momento in cui veniva elevata a Comune « Masseria nuova »,  per decisione unanime della popolazione, memore della saggezza e generosità del principe Michele, assunse il nome di San Michele Salentino. L’economia locale ha come componente principale l’agricoltura e componenti secondarie piccole industrie allo stadio artigianale, ultimamente forte apporto all’economia e dato dal commercio delle autovetture usate (con oltre 40 auto rivenditori ed un numero imprecisato di bisarche, per il trasporto delle auto). Il patrono della città,  S. Michele Arcangelo,  viene festeggiato annualmente con luminarie,  fuochi d’artificio e  concerti Bandistici, nel mese di Agosto. Nell'ampia piazza (restaurata ed abbellita ultimamente) eleva la sua mole la moderna e bella Chiesa parrocchiale, mentre poco distante nella piazza vecchia (in via di restauro) si può ammirare la chiesa ottocentesca (completamente in pietra, restaurata di recente). A circa un chilometro si può visitare il borgo medievale di Ajeni (copletamente restaurato di recente). Lontano dall’abitato interessanti sono la cripta medioevale di San Giacomo, una torre e una « specchia ». Sparsi per le campagne vi sono una infinità di resti di tutte le epoche (pochissimi sono catalogati),  sottoposti alle incurie della gente e alle inclemenze del tempo, la maggior parte di queste si trovano su terreni privati i cui proprietari ne dispongono a loro piacere, distruggendo in tal modo reperti insostituibili e di incalcolabile valore. Si narra poi, che nella zona esistevano anticamente due grandi città, distrutte forse da una guerra o da un terremoto, in effetti nelle zone indicate,  fino a qualche anno fa si trovavano diversi ruderi, decine e decine di cisterne (che si trovavano cosi nei posti più inpensati, senza che vicino vi sia una casa), parecchie grotte (non naturali) camminamenti sotterranei (da ragazzo ne ho visitato parecchi,  in uno di questi nel 62-63, io e altri ragazzini, trovammo un grosso vaso di terracotta, rotto, vicino a del terreno mosso di fresco, in tale terriccio trovammo alcune monete di bronzo della dimensione di una 50 centesimi di oggi (sicuramente chi aveva trovato e rotto il vaso aveva trovato altro di valore, altrimenti non avrebbe lasciato quelle monete), le dividemmo una a testa, la mia presentava i bordi un pò difformi, da quel che si riusciva a vedere, era molto ossidata, su un lato aveva l'effige di un animale forse un toro, mentre sull'altro la testa di profilo di una persona con qualcosa in testa, forse una corona,  presentava delle scritte strane quello che mi rimase impresa erano alcune lettere che sembravano delle " E " rovesciate (da ricerche effettuate tale lettera si trovava negli alfabeti greco, fenicio, etrusco ed altri), la tenni come porta fortuna per diverso tempo, un giorno non la trovai più, rubata o persa, peccato),  tali ruderi, vuoi per costruirci una strada,  una casa o bonifiche del terreno sono stati (con noncuranza e leggerezza) sistematicamente distrutti (e continuano ad esserlo). Si diceva in quella zona, di gente che lavorando per costruire una casa o scavare una cisterna  (deposito per l’acqua piovana) o addirittura per mettere a dimora una  pianta, abbia fatto la sua fortuna imbattendosi in ritrovamenti ed anche qualche tomba da cui emergevano  oggetti di tutti i generi anche oggetti preziosi (io stesso da ragazzino ho visto scambiare delle statuette in bronzo di bellissima fattura,  con bacinelle, secchi e altri oggetti di poco valore utili per la casa. Che fine avranno fatto quelle meravigliose statuette?,  forse sono state  fuse per recuperarne il metallo). Sino all'inizio degli anni 60 del secolo scorso, nella zona di San Giacomo,  (zona in cui si racconta esistesse una delle due città su citate)  funzionava ancora una "calcara" artigianale,  (mio nonno diceva che lui era bambino e quella "calcara"  gia esisteva)  in cui veniva cotta la pietra calcarea per farne della calce viva. Le pietre usate venivano raccolte per  tutti i terreni circostanti,  pensate a quanti reperti storici e preistorici,  resti di muri case e qualsiasi altra costruzione in pietra,  possano essere stati distrutti per farne calce.  D'altronde,  vi era e vi è tutt'ora la mentalità che delle pietre all'interno di un terreno agricolo, se non servivano per farne qualche costruzione o dei muri a secco,  occupavano spazio inutile è davano fastidio,  pertanto era meglio disfarsene e recuperare lo spazio occupato da quelle pietre o tufi che fossero,  se poi si poteva ricavarne qualche guadagno tanto meglio. Ironia della sorte oggi e scomparsa anche la "calcara" e le pietre  con cui era costruita?,  mah chissà?,  forse saranno diventati un muro a secco o la pavimentazione di qualche  strada.

http://fotoalbum.alice.it/carolemico/foto-varie/