A sentire lo scandalo e lo schifo portato alla luce in questi giorni di post terremoto, dagli organi di stampa e di informazione, mi si accappona la pelle e mi girano un po’ le pa…e, veramente, ma come si spiega che un fabbricato fatto con pietre (nemmeno squadrate, ma sbozzate alla belle meglio) tenute assieme con un impasto di calce (alle volte con terra e calce), dopo cento anni e passa stiano ancora in piedi (alcuni di questi hanno retto benissimo al terremoto), mentre case e palazzine fatte da 20-30 anni o anche meno, sono crollate come castelli di carta). In Africa, in Asia e in altri posti del mondo, esistono case (anche a più piani), fatte con fango e paglia (non con cemento e ferro, il bello che parecchie sono ancora abitate), ne esistono centinaia migliaia, interi paesi addirittura, ma il fatto più strano è che parecchie di queste case hanno più di mille anni, come mai sono ancora in piedi quale magia le regge. Sara mica che il fango di una volta era meglio del cemento di oggi.
Altra cosa, il calcestruzzo, dicono che invece della doverosa sabbia di cava, veniva impastato usando la sabbia di mare (per quale motivo la sabbia di mare, forse per risparmiare qualche centesimo).
A proposito di sabbia di mare, vi voglio raccontare quanto succedeva a San Michele a cavallo degli anni 50-60 del secolo scorso:- innovazione nell’edilizia urbana, dalla volta a botte o a stella, si passava alla volta piana grazie all’introduzione dei mattoni forati in terracotta. A quel tempo, non era come ora che le travette dei solai arrivano già prefabbricati, i muratori, si dovevano preparare da soli le travi del solaio, la preparazione era molto difficoltosa e richiedeva parecchio tempo, si prendevano i mattoni forati e si mettevano in fila (su un piano livellato) sino ad arrivare alla lunghezza voluta, il mattone forato presentava tre scanalature una per lato ed una nella parte centrale, in queste scanalature (dopo averle abbondantemente bagnate con acqua) si stendeva un impasto di cemento e sabbia (la sabbia veniva dalle cave, prima di usarla veniva passata in un setaccio e se ne raccoglieva solo la parte più sottile mentre il resto, la maggior parte veniva buttata), dopo aver finito di posare il cemento venivano posti nelle scanalature dei tondini di ferro (che sporgevano di qualche centimetro dai due lati della fila di mattoni) subito dopo veniva rimaneggiato il cemento affinché il tondino ne fosse ben inglobato.
Finita la prima trave si passava a fare la seconda e cosi via sino ad arrivare al numero giusto bastante per coprire la costruzione. Le travi cosi composte venivano lasciate all’aperto ad asciugare per qualche giorno, successivamente venivano sollevate a spalla per comporre il solaio.
Ora voi direte che c’èntra tutto questo, continuate a leggere perché ora viene il bello.
Come avevo scritto sopra, la sabbia veniva passata in un setaccio la più sottile veniva raccolta mentre il resto era declassato a materiale di risulta, in pratica per ottenere una calderina di sabbia sottile ne occorrevano almeno cinque o sei di sabbia normale, quindi un enorme spreco. Allora qualche furbetto fece la sua bella pensata, perche non usare sabbia di mare che una volta passata nel setaccio lo scarto e quasi nullo, piano, piano, appresso a quel primo furbetto quasi tutti i muratori di San Michele si misero ad usare la sabbia di mare.
Come ben sapete la sabbia di mare contiene sale, col tempo il sale comincio a corrodere i tondini di ferro delle travette.
Risultato, il 90 percento dei solai fatti in quel periodo (dopo 20-30 anni) sono stati abbattuti e rifatti perché altrimenti sarebbero crollati in testa a chi abitava la casa.
Identica cosa può succedere in una struttura in cemento armato di un qualsiasi palazzo se invece di usare la sabbia di cava viene usata la sabbia di mare.
Alla faccia del risparmio.
Ciao, commentate, se ne avete voglia.
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