Date anche un'occhiata a questa discussione correlata al sottostante post
http://www.midiesis.it/index.php?q=node/1326
Io e la mia terra, le condizioni dell'agricoltura a San Michele
La mia terra in questo contesto si riferisce alla terra da coltivare.
Era da tempo che volevo scrivere un post su questo argomento, continuavo a rimandare un po' per mancanza di tempo e anche per mancanza di volontà, ora invece sono stato spinto da questo, l'altro giorno rispondendo ad una discussione su un blog amico, http://www.midiesis.it/, (discussione scaturita da un manifesto di un sindacato inerente lo sviluppo ed i rilancio della nostra provincia, ma la discussione in se verteva sullo sviluppo e lo sbocco dell'agricoltura in San Michele), sono stato accusato (riporto le precise parole con un taglia ed incolla) "" Beato te che puoi adoperare la terra come bene voluttuario e non come mezzo produttivo sottraendola cosi a qualcuno che la farebbe produrre per il proprio ed altrui benessere; magari usufruisci anche dell'aiuto comunitario che sarebbe meglio se andasse a chi la terra la lavora e la fa produrre. G. Epifani ""
Allora caro amico G. Epifani (almeno sino a prova contraria io ti considero tale), scusa se per brevità ti do del tu, devi sapere, che io nel lontano 1968 (forse tu non eri ancora nemmeno nato) come tanti figli di questa amara terra, sono andato via dal mio paese (San Michele Salentino), dopo quasi 40 anni di lavoro, essendo ormai in pensione, vi ho fatto ritorno, non essendo capace, come tanti fanno, di andare ciondolando per la piazza o per locali dalla mattina alla sera, ho pensato di dedicarmi a livello di passatempo (oppure hobby come si dice ora) ad un piccolo appezzamento di terreno (un tomolo,8.000 mq) lasciatomi in eredita da mio padre. Avrei potuto fare come tanti starmene seduto a godermi la mia pensione potresti ribattere, no invece non sono capace di stare senza far nulla.
Lo sai che a leggere quello che scrivi mi sembra di avere a che fare con un amico che avevo in Piemonte, un operaio della Fiat a Torino, era un comunista sfegatato e a sentir lui sincero, non poteva fare un qualsiasi discorso senza infilarvi la frase che si usava allora "" LA PROPRIETA' E' UN FURTO "", chi ha terreni, chi ha proprietà di qualunque tipo, chi ha soldi, li deve dividere con gli altri, questo era il suo credo e lo sbandierava ai quattro venti, qualsiasi discorso si cominciasse alla fine lo girava sulla politica. Un paio di anni dopo gli mori il padre, a seguito di questo egli eredito una bella villa in zona montuosa e residenziale, un appartamento in Torino centro e una cascina con annessi più di una decina di ettari di terreno agricolo nella pianura vicino a Venaria Reale ed un discreto conto bancario, per un valore (all'epoca 1973) di oltre un miliardo di lire. Allora a quel punto io come il classico diavoletto dei fumetti gli buttai la frase "ORA SEI PROPRIETARIO ANCHE TU, PERCHE' NON DAI CORSO AL TUO CREDO POLITICO E DIVIDI I TUOI AVERI CON GLI ALTRI?" la risposta, d'altronde scontata, non si fece attendere e mi disse con la voce alterata " MA SEI SCEMO, QUELLA E' ROBA MIA ", al che io ribbattei " COME LA PROPRIETA' DEGLI ALTRI BISOGNAVA DIVIDERLA, MENTRE LA TUA ORA TE LA TIENI BEN STRETTA? ", lo vidi cambiare colore, ci penso un poco poi mi disse " SENTI NON MI PARLARE PIU', D'ORA IN POI NON SIAMO PIU' AMICI ", e si avevo colpito sul vivo, da allora non l'ho più visto. E già, la gente parla, parla, si riempie la bocca ma all'atto pratico?, tutto fumo e niente arrosto.
Punto primo, visto che sei anche male informato, devo dirti che gli incentivi comunitari ossia quella miseria che viene chiamata "" integrazione "" per essere devoluta occorre presentare le bollette di vendita (o produzione dell'olio) delle olive, rilasciate dal frantoio oleario, quindi se uno non raccoglie non può presentare alcuna bolletta di conseguenza non può richiedere nessuna integrazione. Io in effetti non ne ho mai prese.
Punto secondo, il poco tempo che ho e la poca salute che mi rimane la uso per coltivarmi qualche ortaggio, giusto per il gusto di avere e mangiare qualcosa che ho coltivato io stesso, con quello che mi costano al mercato ne potrei comprare tre o quattro volte tanto, ma si sa il gusto della cosa propria.
Punto terzo, qui sarebbe da tirare un velo pietoso, quanti giovani oggi si dedicano alla coltivazione della terra (fatti un giro per le campagne poi vieni a dirmi quanti giovani hai visto lavorare nella terra, troverai solo gente della mia età se non più vecchi di me), certo se vogliamo forse non è tutta colpa loro, coltivare la terra non rende e da poca soddisfazione.
Punto quarto, il mio pezzettino di terra non risolverebbe i problemi finanziari e alimentari di nessuno, non è certo un'azienda di grandi dimensioni, mio padre (buon'anima) diceva "una volta su un tomolo di terra ci mangiava una famiglia di dieci persone, oggi non bastano dieci tomoli di terra per far vivere una sola persona".
Caro amico, si vede che non sei nemmeno figlio di contadini (anche se oggi e stata inflazionata anche questa parola, come tante altre, ma io la uso ugualmente, ora si dice agricoltore), tu non hai nemmeno la più pallida idea di cosa vuol dire mandare avanti un uliveto o un terreno in generale, se un agricoltore si arrangia da solo a fare tutti i vari lavori ancora ancora se la cavicchia, ma chi come me si trova a dover usare la manodopera altrui e a dover pagare gli operai, mi dici dove sta il guadagno?, ti faccio una piccola nota a livello teorico delle spese:- le piante di olivo vanno potate come minimo ogni 4 anni, un potatore come giornata e contributi costa minimo 80 euro (forse molto di più), in un giorno ammettiamo che riesca a potare due o tre piante (se è fornito di motosega altrimenti ne riesce a fare si e no due, poi e da dire che se usa la motosega la giornata sale a 100 e passa euro), io ho 70 piante (prova a fare un pò di conti) sono quasi 2400 euro; la legna della potatura non la posso mica lasciare nel terreno la devo far spezzettare, raccogliere la frasca e farla bruciare; le piante vanno arate (per chi lo fa); poi vanno concimate; se occorre vanno irrorate per evitare malattie della pianta o delle olive; i tronchi e i rami vanno puliti ogni anno dai rametti indesiderati (scatton e sopra cavadd); va preparato il terreno prima della raccolta per facilitare tale operazione; durante il periodo della raccolta poi bisogna effettuare anche il diserbamento sotto gli alberi. Facendo una media tutti questi lavori e materiali vanno a costare minimo dai 2000 ai 4000 euro per anno e dico poco. Devi anche sapere che una pianta di olive produce ad anni alterni, un anno carica e l'anno dopo poco o nulla. Nell'annata dopo la potatura la pianta porta poche o per niente olive.
Periodo della raccolta delle olive (ammesso che dopo tutte le spese affrontate le olive ci siano, a parte permettendo, malattie delle olive, pioggia, maltempo, fango, insetti vari (che infettano le olive facendole diventare scadenti), storni (uccelli, fastidiosi che rovinano il terreno e mangiano olive e purtroppo, non ho capito ancora il perché, protetti per legge) forse ho dimenticato qualcosa?) devo pagare almeno due operai/e ad un costo minimo di 40-50 euro al giorno, io ci devo mettere la scopatrice, la macchina per pulire le olive e il trasporto di tutto, anche se in due e col mio aiuto si riesce a raccogliere in un giorno 10 quintali di olive, al momento della vendita te le pagano a 10-12 ero a quintale, sono 100-120 euro, levando le spese per pagare gli operai mi rimane l'ingente cifra di circa 20 euro, da li devo levare la benzina per le macchine e per il trasporto (dico poco 10 euro), diciamo che io ho lavorato solo per passione, con quei 10 euro dovrei ammortizzare (non dico guadagnarci) le spese sostenute per mandare avanti l'uliveto, quanti quintali di olive dovrei raccogliere durante l'anno? Te lo dico io qualcosa come minimo dai 200 ai 400 quintali di olive per anno. Una pianta di grosse dimensioni può arrivare a produrre e deve essere carica a spezzare 8-12 quintali di olive, il mio terreno potrebbe arrivare nell'annata buona a 80-100 quintali. Ed il resto da dove lo prendo?, e nell'anno che non ci sono olive?
Per la verità alcuni anni fa ci fu una annata eccezionale ogni pianta ne portava anche di più, ma le olive le pagavano a 7 euro al quintale, quindi vedi un po' tu, non sarebbero bastati nemmeno per pagare gli operai. Cosi lasciai perdere sotto gli alberi oltre 80 quintali di olive, si proprio cosi, 80 x 7 fanno 56, cioè 560 euro, per poter raccogliere le olive dovevo pagare due operai per dieci giorni per un totale di 800 euro, ci dovevo rimettere sopra pure 240 euro per pagare gli operai e tutte le altre spese?
Il discorso e diverso per una grossa azienda che abbia minimo 50-100 ettari di terra, che si può attrezzare con i macchinari necessari e dove due operai fanno il lavoro che nei piccoli terreni occorrerebbero 20 persone, li si ci potrebbe essere qualche guadagno, eppure anche quelli si lamentano.
Quindi perché ci devo rimettere sopra soldi e salute, solo per far arricchire chi lo è già di suo ed ingrassa alle spalle dei poveracci che lavorano come bestie nella terra, no, come diceva quello io non ci sto, preferisco lasciar marcire le olive sotto le piante e ricavarne legna da ardere (se la volessi vendere me la pagano più delle olive). E non credere che mi diverta, QUANDO TAGLIO QUEI RAMI MI PIANGE IL CUORE, ti giuro che davanti alla lama della motosegha vorrei avere ad uno ad uno coloro di cui e la colpa di tutto questo.
Anni fa ho provato a dire ad un vicino di coltivare la mia terra come si dice qui da noi "alla part", mi ha risposto che non gli conveniva se volevo gli dovevo lasciare tutto il raccolto, che dovrei fare secondo te prendere il mio terreno e regalarlo al primo sfaticato che passa?, da un certo punto di vista mi tocca anche dar ragione al mio vicino, per come vanno le cose ora, se io avessi intorno ai ventanni e venisse qualcuno a dirmi vieni nel mio terreno fai tutti i lavori occorrenti ed il raccolto e tutto tuo io, gli direi di no, mi converrebbe di più andare a lavorare alla giornata, almeno è sicuro che alla sera porto a casa la pagnotta, nel terreno c'è il rischio che dopo aver lavorato tutto un anno alla fine ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. I vecchi dicevano fatij e fatij e la ser pan e cipodd (lavori e lavori e alla sera mangi pane e cipolla).
Ecco parliamo di te per esempio, facciamo cosi, io mi tengo solo un pezzettino di terra (circa 250-300 metri) in cui coltivo gli ortaggi, tutto il resto (circa 7700 metri) lo metto a tua disposizione, ti raccogli tutto ciò che produce la terra, ma lo devi fare a tempo pieno non come secondo lavoro, poi come ovvio mi devi anche fare tutti i lavori occorrenti nel terreno, potatura degli alberi (va fatta quest'anno), aratura di tutta la terra (va fatta come minimo 5-6 volte l'anno), concimare, diserbare, irrorare le piante, ecc. ecc., mi devi solo dare un pò di legna quando poti gli alberi. Vorrei proprio vedere quanto tempo riusciresti a resistere. Pero se mi lasci la terra prima di cinque anni mi devi pagare una penale di almeno 10.000 euro. Ti va?, Accetti? Mettiamo tutto per iscritto?
I lavori nei terreni, almeno nei piccoli poderi, oggi viene fatto solo a livello familiare, la maggior parte dei lavori vengono fatti in proprio e di quel poco che riescono a ricavare ringraziano Dio e tirano avanti alla belle e meglio, ma ripeto chi lo fa in maggioranza sono persone anziane che hanno gia la loro pensione (male che vada mangiano su quella) o persone che lo fanno nei ritagli di tempo o la domenica, dopo un altro lavoro, ma di gente che ha un tomolo o due di terra e che si dedica a tempo pieno solo a quello non ne trovi più di certo.
Coltivare la terra conveniva una volta (conveniva per modo di dire, la vita nella terra è stata sempre una vita grama, sangue e sudore come si diceva una volta, una vita da cani dico io), ricordo tempo fa nel 60-70 (la raccolta delle olive veniva fatta ancora tutta a mano) le olive venivano pagate (e se le venivano a prendere a casa o in campagna, oggi le devi portare fin dentro l'oleificio) dicevo venivano pagate 10-11 mila lire a quintale.
Un quintale di mandorle veniva pagato anche 200 mila lire al quintale (e anche di più), oggi le mandorle le pagano tra i 40 e i 60 euro, ora chi ha ancora delle piante di mandorlo ne sta facendo legna da ardere.
Vi è stato un periodo in cui le piante dei fichi erano la ricchezza del paese, centinaia e centinaia di persone dei paesi limitrofi si riversavano in San Michele per essere ingaggiate come manovalanza per la raccolta dei fichi. Oggi non esiste più nemmeno la millesima parte delle piante di fichi di allora e quelle poche rimaste stanno sparendo lentamente, non vi è più alcun guadagno a coltivare i fichi (la legna dei fichi non è buona nemmeno per il camino).
Perché tu possa fare un raffronto ti faccio alcuni esempi:- la giornata di una donna a raccogliere le olive costava 1000-1500 lire, un litro di olio costava 800-1000 lire, un kg. di pane costava 50-60 lire, un caffè al bar costava 10-15 lire, la benzina costava 80-90 lire, nota che parlo di lire non di euro.
Certo anche allora nessuno si arricchiva coltivando un piccolo appezzamento di terra ma la gente vi si dedicava a tempo pieno perché c'era un certo tornaconto, e poi non vi erano altre alternative o la terra o emigrare.
Non è certo senza motivo che girando per le campagne si vedono innumerevoli cartelli di terreni messi in vendita (e sono sempre più in aumemento), e nota che parecchi cartelli sono li da anni e anni.
Mi auguro ardentemente che tutti i piccoli coltivatori di San Michele, si decidano ad unirsi tutti (e dico tutti, senza distinzione di colore politico, età ed altro) in un'associazione e che facciano valere i propri diritti, senza più farsi calpestare da chicchessia. Come hanno già fatto in altri paesi, avendo cosi la possibbilità di far sentire la propria voce e dettare legge sul mercato dei prezzi. In altri posti ragionano, ho la merce la pagano al nostro prezzo o rimane li a marcire sul campo, non come si fa qui meglio accontentarsi di poco che di nulla, no non è cosi cacchio è sbagliato, più si fa cosi più se ne approfittano, chi ci rimette sono sempre i piccoli coltivatori, come dice il detto il cetriolo gira e gira e finisce sempre in cu.. all'ortolano. Bisogna alzare la testa. E non ditemi che esistono già i sindacati, non servono a nulla, sono solo vecchi carrozzoni da demolire. INSOMMA BISOGNA SVEGLIARSI.
Quindi finendo il discorso, no caro amico, non è a me che devi guardare e additare come affamatore del popolo, non immettendo nulla sul mercato non faccio abbassare ancora di più i prezzi, anzi se vogliamo in un certo qual senso nel mio piccolo aiuto l'economia del paese (essendo tornato a vivere i miei ultimi giorni qui) qui spendo la mia pensione qui faccio la spesa qui lascio il mio denaro (in pratica come se fossi un turista), non sono uno squalo come tu mi vuoi dipingere, sono ben altri gli squali e sono tanti, sono in mezzo a noi e una parte di essi li conosciamo tutti, io vivo solo della mia pensione che mi sono sudato in 40 anni di onesto lavoro, che certo mi permette di vivere in modo decoroso e senza dover chiedere nulla a nessuno. E se non me lo avesse lasciato mio padre non avrei nemmeno quel pezzettino di terra e quelle quattro mura in cui mi riparo la notte.
Ti saluto caro G. Epifani e senza alcun rancore da parte mia.
Un saluto anche agli altri due autori dei commenti sotto riportati.
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(ho volutamente eliminato, per motivi di spazio, il manifesto se a qualcuno interessa leggerlo lo può trovare al seguente link http://www.midiesis.it/index.php?q=node/1286
da cui sono stati tratti i commenti qui sotto, che hanno dato origine alla discussione, si ringrazia la direzione del blog su menzionato)
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Per lo sviluppo ed il rilancio della provincia di Brindisi
Riceviamo il presente documento unitario dalla CGIL di San Michele e volentieri pubblichiamo
Brindisi, 10 luglio 2009
Non ci credo. Questo non
Inserito da edmondo il Lun, 2009-11-30 07:38
Non ci credo. Questo non può essere un documento della CGIL-CISL-UIL di Brindisi!
10 punti, tutti importantissimi da portare sul tavolo della concertazione anche quello relativo alle "attività socio culturali e formative"; neanche una parola sulla crisi agricola!
Qui non si tratta di individuare "assi prioritari d'intervento per lo sviluppo ed il rilancio della provincia di Brindisi; ma di decidere la definitiva scomparsa di un popolo, la sopravvivenza di quanti ,ostinatamente,continuano a credere nel valore del lavoro onesto nel rispetto del territorio.
Peccato che neanche i maggiori sindacati siano vicini agli agricoltori che vedono mortificati i lori diritti da balorde normative europee, grandi speculazioni internazionali,colpevoli omissioni di enti proposti e pagati per sorvegliare-controllare-certificare, associazioni di categoria bravissime solo nel trattenersi la quota parte di competenza sugli aiuti comunitari, spregiudicati commercianti.
Poveri agricoltori, sono soccombenti anche con l'annuale guerra con gli storni!!
Caro Edmondo, sono
Inserito da Anonymous (not verified) il Lun, 2009-11-30 18:11
Caro Edmondo, sono mortificata quanto te per le sorti dell'agricoltura, ma al punto 7 della piattaforma, CGIL, CISL E UIL chiedono all'agricoltura brindisina il salto di qualità necessario a rendere il comparto agricolo alla pari delle altre realtà produttive.
7) Apertura di un apposito tavolo di confronto con i soggetti interessati, al fine di individuare le possibili azioni a sostegno dell'Agricoltura e dei lavoratori agricoli, incentivando i marchi di qualità, pensiamo ad un marchio produzione brindisina, e sostenendo la filiera corta attraverso forti incentivi ai farmer market o negozi del contadino.
Ritengo che in queste righe ci siano le prospettive di una rinascita attraverso l'innovazione, la qualità e attraverso una qualsiasi forma di lavoro condiviso che può portare anche i piccoli produttori del nostro comune e della nostra provincia a fare sistema.
Se ci si mette insieme si è più forti sul mercato, la sfida è proprio questa, copiare il sistema di altre realtà per ridare dignità al comparto agricolo. Ma pari dignità va garantita anche ai lavoratori agricoli, che eccetto qualche lavoro specializzato, c'è la diffusa mentalità che se le cose non vanno per il verso giusto si scarica sui lavoratori, con un basso salario, e sull'INPS con l'evasione contributiva.
Posso affermare che nella nostra provincia ci sono aziende importanti per la produzione di vini di alta qualità, ma le stesse aziende pagano dalle 16,00 euro alle 23,00 euro per ogni giornata di lavoro; le stesse aziende dichiarano di rispettare il lavoro e la fatica dei propri dipendenti riconoscendo il valore sociale del lavoro....... Peccato che non si riconosce anche il valore economico.
Sicuramente non basta quanto è stato scritto nella piattaforma, ma è l'inizio di un percorso. Condivido con te che le associazioni dei produttori devono impegnarsi a difendere gli interessi dei rappresentati, ognuno per le categorie che rappresenta, lavoratori o datori di lavoro, affinchè si torni a parlare di lavoro onesto e dignitoso che rende liberi e che rende giustizia da qualsiasi parte stai.
Resp. CGIL San Michele Sal.
Maria Ciraci
Agricoltura a S. Michele
Inserito da lemico il Lun, 2009-11-30 19:47
Ciao, ma cosa puo incentivare un piccolo agricoltore di San Michele, quando dopo aver lavorato tutto un anno sulla terra, dopo aver speso denaro per arare la terra; potare gli alberi; diserbare (bella fessagine); magari irrorare le piante per evitare malattie; ed altri lavori; dopo aver passato nella terra umida (e alle zanzare) 7-8 ore, due o tre persone per raccogliere 5-6 quintali di olive se le vede pagare a 12 euro al quintale (secondo me ci vanno a rimettere). Io ho risolto diversamente, uso l'uliveto come un bosco da cui ricavare legna da ardere nel mio caminetto, le olive non le raccolgo più, ci rimetto di tasca.
Ergo questi manifesti sindacali o politici che siano per me sono solo una presa in giro (e non voglio essere volgare).
Beato te che puoi adoperare
Inserito da Anonymous (not verified) il Mar, 2009-12-01 18:55
Beato te che puoi adoperare la terra come bene voluttuario e non come mezzo produttivo sottraendola cosi a qualcuno che la farebbe produrre per il proprio ed altrui benessere; magari usufruisci anche dell'aiuto comunitario che sarebbe meglio se andasse a chi la terra la lavora e la fa produrre.
G. Epifani